Buoni pasto, buoni spesa, fringe benefit e la differenza tra soci e dipendenti: una guida chiara e pratica
- CP Studio

- 6 ott
- Tempo di lettura: 3 min
Quando si parla di buoni pasto e fringe benefit in azienda, è fondamentale capire bene chi sono i destinatari di questi benefici e come la legge li tratta fiscalmente.
In particolare, la distinzione tra dipendenti e soci (o amministratori) di una società come una SRL può cambiare molto le regole del gioco.
Vediamo insieme tutto in modo semplice e discorsivo.
Buoni pasto: un benefit speciale con regole particolari - I buoni pasto sono uno degli strumenti più diffusi per migliorare il welfare aziendale.
Si tratta di un fringe benefit particolare perché gode di una normativa fiscale separata rispetto ad altri vantaggi accessori.
Per i buoni pasto vale infatti un limite di esenzione fiscale giornaliero:
8,00 euro al giorno per i buoni pasto elettronici
4,00 euro al giorno per quelli cartacei
Questi limiti si applicano ogni giorno e, soprattutto, non si sommano al tetto annuo di esenzione fiscale previsto per gli altri fringe benefit, che è di 1.000,00 euro (o 2.000,00 euro se il dipendente ha figli a carico).
Questo significa che puoi ricevere buoni pasto fino a questi limiti quotidiani senza che l’importo conti per il tetto annuo di altri benefici come regali, auto aziendali, gift card, ecc.
Il tetto annuo dei fringe benefit: cosa sapere - Gli altri fringe benefit, come i regali di Natale o le gift card, sono invece soggetti a un tetto annuo di esenzione:
1.000,00 euro per anno oppure
2.000,00 euro se il dipendente ha figli a carico
Se il valore dei benefit supera questa soglia, tutto diventa tassato.
Le gift card e i buoni spesa rientrano in questo tetto e non godono dell’esenzione separata come i buoni pasto.
Soci vs. dipendenti: la differenza che conta - Ora, veniamo alla distinzione più importante: chi può ricevere buoni pasto e con quali regole?
I dipendenti sono lavoratori assunti con un contratto di lavoro subordinato; hanno diritto a regole chiare, tutele e vantaggi fiscali ben definiti.
Per loro, la gestione dei buoni pasto è semplice e i vantaggi fiscali sono certi.
I soci o amministratori di una società, invece, sono titolari di quote e possono anche svolgere attività lavorativa all’interno della società, ma spesso non hanno un rapporto di lavoro subordinato.
Ricevono compensi come amministratori, non uno stipendio da dipendenti.
Buoni pasto per i soci amministratori: si può fare? - Sì, è possibile erogare buoni pasto anche ai soci amministratori che lavorano in azienda, anche se percepiscono solo un compenso da amministratore e non un reddito da lavoro dipendente.
Questo grazie al Decreto Buoni Pasto (D.M. 122/2017) che ha ampliato la platea dei beneficiari includendo anche chi non ha un contratto subordinato.
Ma attenzione!
Per farlo correttamente e sfruttare eventuali vantaggi fiscali, è fondamentale che:
il socio amministratore svolga un’attività lavorativa effettiva e documentata,
ci sia una chiara formalizzazione del rapporto e presenza in azienda,
si valuti con attenzione la normativa e le prassi fiscali, perché l’Agenzia delle Entrate può avere interpretazioni più restrittive rispetto ai dipendenti.
Perché questa distinzione è importante? - Perché i vantaggi fiscali legati ai buoni pasto sono molto più solidi e garantiti per i dipendenti, mentre per i soci amministratori la situazione è più complessa e va gestita con cura.
Inoltre, i dipendenti hanno un quadro normativo chiaro che tutela i loro diritti e definisce contributi e tassazioni, mentre i soci amministratori non godono di tutte queste tutele.
Esempi pratici per capire meglio:
1)-se un’azienda dà buoni pasto elettronici da 8,00 euro al giorno ai dipendenti e contemporaneamente regali natalizi da 800,00 euro in gift card, nessuno dei due benefici si somma per superare i limiti fiscali, quindi tutto resta esente da tasse.
2)-Se invece si considerano soci amministratori che lavorano effettivamente in azienda, si può adottare un approccio simile, ma con maggiore cautela e documentazione, per evitare contestazioni fiscali.
In conclusione:
i buoni pasto sono un ottimo strumento di welfare con limiti di esenzione separati dagli altri fringe benefit;
il tetto annuo di 1.000,00 o 2.000,00 euro, riguarda gli altri fringe benefit come gift card e regali;
la distinzione tra dipendenti e soci amministratori è fondamentale per capire chi può ricevere i buoni pasto e con quali vantaggi fiscali;
i soci amministratori possono ricevere buoni pasto, ma serve un rapporto di lavoro effettivo, ben documentato e una valutazione attenta.





Commenti