Pensione? Aspettare conviene: l'incentivo 2025 per chi rinvia il ritiro
- CP Studio

- 17 giu
- Tempo di lettura: 2 min
Nel 2025 torna e si rafforza una misura pensata per chi, pur avendo già i requisiti per andare in pensione, sceglie di restare ancora un po’ al lavoro.
Si tratta dell’incentivo per il posticipo della pensione, un’opportunità concreta per i lavoratori dipendenti – pubblici o privati – che decidono di rimandare l’uscita anticipata e proseguire la propria carriera almeno fino alla pensione di vecchiaia.
La logica è semplice!
Se hai già maturato i requisiti per la pensione anticipata entro il 31 dicembre 2025, puoi scegliere di non versare più la tua quota contributiva all’INPS.
Quella somma ti verrà riconosciuta direttamente in busta paga, netta, senza alcuna imposizione fiscale.
Un vantaggio immediato e concreto!
Questa misura, introdotta per la prima volta nel 2022, è stata potenziata dalla Legge di Bilancio 2025, che ne ha ampliato la platea.
Oggi possono beneficiarne tutti i lavoratori dipendenti iscritti all’Assicurazione Generale Obbligatoria o a gestioni sostitutive o esclusive, purché raggiungano i requisiti per la pensione anticipata entro la fine dell’anno.
Chi sono, dunque, i potenziali beneficiari?
Coloro che raggiungono i requisiti della cosiddetta "Quota 103" (41 anni di contributi e almeno 62 anni d’età), oppure quelli della pensione anticipata ordinaria (42 anni e 10 mesi per gli uomini, un anno in meno per le donne).
Ma attenzione: non bisogna essere già titolari di una pensione diretta (fatta eccezione per l’assegno ordinario di invalidità) né aver maturato i requisiti per la pensione di vecchiaia.
Il vantaggio economico è significativo.
La quota contributiva IVS che normalmente viene trattenuta in busta paga viene interamente restituita al lavoratore, senza tassazione, grazie a un’esenzione prevista dall’articolo 51 del TUIR.
Questo extra stipendiale si applica a tutti i rapporti di lavoro in essere e futuri, ed è compatibile con altri incentivi rivolti esclusivamente al datore di lavoro.
Non è invece cumulabile con ulteriori esoneri sulla quota lavoratore.
La scelta di accedere a questo incentivo può essere fatta una sola volta nella vita lavorativa.
È possibile, però, revocarla – anche in questo caso una sola volta.
Se un lavoratore decide di aderire, deve presentare domanda all’INPS, che ha 30 giorni per verificare i requisiti e comunicare l’esito sia al lavoratore sia al datore di lavoro.
Solo dopo l’autorizzazione ufficiale l’azienda potrà interrompere il versamento della quota a carico del dipendente e iniziare a erogarla in busta paga.
Un’ulteriore precisazione riguarda il lavoro domestico, dove il meccanismo funziona con alcune regole tecniche specifiche.
Per esempio, il datore deve usare il sistema PagoPA per versare i contributi, generando un avviso con l’importo corretto, esclusa la quota lavoratore.
Se l’incentivo parte nel mezzo di un trimestre, sarà necessario emettere due avvisi distinti: uno per il periodo con e uno per quello senza l’esonero.
Lo stesso criterio vale anche nel caso di revoca dell’incentivo.
Infine, è importante sapere che l’agevolazione non richiede il DURC e non rientra tra gli aiuti di Stato, quindi non comporta nessun obbligo di registrazione presso il Registro nazionale.
In sintesi, questo incentivo può rappresentare una soluzione win-win: da un lato offre al lavoratore un beneficio economico immediato, dall’altro consente al sistema pensionistico di alleggerire la pressione sull’uscita anticipata.
Per chi ha ancora voglia di restare attivo, o semplicemente vuole ottimizzare la propria posizione economica, potrebbe valere davvero la pena valutare questa opportunità.





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